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L’usura pecuniaria bancaria
Valore intrinseco e valore nominale
I siti web che parlano negativamente dell’usura
o profitto pecuniario che si genera
dal creare moneta, che noi per brevità useremo in questo
articolo la sigla, “UPB” (usura pecuniaria bancaria)
affermano categoricamente che questa è una truffa, ed è la
maggiore supremazia del pianeta e che tutti noi ne siamo dominati, che è un
inganno monetario gigantesco, a cui tutti i popoli
sono stati sottomessi e abbiano imparato ad accettare, pensando,
inconsapevoli della realtà dei fatti, che sia lecito che
le cose vadano in questo modo. Questo imbroglio è insabbiato
dalla omertà criminale dei politici in primis e degli “addetti
ai lavori”, che attraverso la strategia del silenzio e dell’omicidio,
per chi intenta la ribellione al sistema, (come è accaduto
al presidente degli Stati Uniti Lincoln e Jonn
Kennedy) ha attraversato gli ultimi 300 anni
dell’esistenza umana, senza lasciar trapelare nulla della propria esistenza.
La legislatura internazionale prevede in questo periodo storico
che siano le Banche Centrali nazionali (enti privati, indipendenti
dallo stato) a possedere il monopolio sulla creazione ed emissionedella moneta:
per l’euro, nel nostro caso è la BCE (Banca Centrale Europea) che ha l’onere di
creare la moneta comune europea, sia contante che diversa dal denaro liquido.
I sostenitori dell’inganno monetario mondiale affermano che le banche
centrali sono le responsabili della gigantesca truffa monetaria, in quanto creando dal nulla
ed emettendo in circolazione dollari, euro de altro, danno
vita all’UPB. Un esempio chiarirà il ragionamento dei sostenitori dell’UPB, ecco il meccanismo:
creare una moneta(sia essa di carta,
in metallo
o virtuale come un conto corrente) ha dei costi,
dovuti alla materia prima (la carta e il metallo), al colore,
alla attrezzatura per la stampa,
alla manodopera e ai servizi necessari di
contorno, come la distribuzione,
le tecniche che non permettono la fotocopia (filigrana, rilievo,
oleografia), ecc.. Il costo maggiore rappresentato dal materiale di cui è composta
la moneta, (carta o metallo) aggiunto all’insieme di tutti i vari costi
su indicati vanno a determinare il suo VALORE INTRINSECO.
La moneta però, riporta sulla facciata un numero che indica
un altro valore: il VALORE NOMINALE che è per l’esattezza
il VALORE DI FACCIATA, chiamato anche VALORE LEGALE.
Su una banconota di 100 euro, c’è stampato il numero “100”:
questo è il valore nominale. I due valori (intrinseco e nominale) differiscono tra loro e la loro
differenza produce per la banca, quello che si chiama “usura o profitto
pecuniario selvaggio”, ossia il guadagno che ricava chi ha creato quella moneta.
Logicamente chi crea la moneta, punta a fissare un valore nominale
più alto possibile, in relazione al valore intrinseco, altrimenti ci rimette, generando UPB in
perdenza, come accade ad esempio, nel conio delle monetine metalliche,
da uno a dieci centesimi di euro, infatti, per farle occorre spendere 15
centesimi per ognuna. La BCE [Banca Centrale Europea] per non produrre nel suo
bilancio, UPB negativo ha scaricato sullo stato l’onere del conio delle monetine metalliche.
La stessa cosa avveniva con il conio della vecchia “Lira Italiana”: dalle cinque alle
cinquecento lire, l’onere del conio era affidato allo stato. Sulla facciata delle cinquecento lire
di carta stava scritto in lettere grandi “REPUBBLICA ITALIANA” riportava tre
firme: la firma del direttore generale del tesoro, del cassiere
speciale ed il visto della corte dei conti, sotto queste firme era scritto in caratteri maiuscolo
“BIGLETTO DI STATO A CORSO LEGALE”, questo vuol dire, che questa moneta era stata creata
dai cittadini Italiani e non da un ente privato centrale, svincolato dallo stato, quale
Bankitalia S.p.A., su questa moneta non incombeva nessun interesse sulla sua emissione da rendere
a fine anno e non dovevano essere restituite a nessuno, erano dello
stato perché emesse dal governo Italiano.
Dalle mille lire in su, l’incarico della stampa e distribuzione
incombeva, guarda caso, sulla Banca d’Italia (essa riportava
nell’intestazione a caratteri grandi, la dicitura di “BANCA
D’ITALIA” lire mille e poi le parole a caratteri più piccoli, ma sempre maiuscolo,
“PAGABILI A VISTA AL PORTATORE” e riportava due firme a destra e a sinistra,
quella del Governatore e del Cassiere di Bankitalia, che sono firmatari privati,
vale a dire, non fanno parte dello stato Italiano.
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