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Sersalensis - pennello
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Parole & pensieri dell'Autore

Testo che accompagna l'opera d'arte:
"TECNE & RITRATTO DEL CARROZZIERE FILIPPO"

Il ritratto del carroziere

Difficile poter dare un titolo all'opera, da me considerata, il miglior capolavoro che ho creato fino a oggi, perché esamina diversi aspetti dello stesso tema, quell'unico e onnipresente argomento, ripetuto fino a stancare in molte mie opere: l'eterno e l'infinito.

Per dar modo alle opere d'arte di uscire da quei parametri, che secondo il criterio di alcuni le rilegherebbero in un'ottica palesemente artigianale, (giacche, in questo caso si tratta di un ritratto, realizzato con minuziosa applicazione, prestando attenzione, in particolare ai tratti somatici dell'individuo e a causa di ciò l'opera è reputata dal pubblico più una fotografia che un ritratto) devono riuscire a manifestare l'intenzione profonda dell'autore. L'opera in questione parla agli uomini d'oggi e di domani e narra il mondo odierno, un'epoca in rapida trasformazione, l'era dell'invenzione d'altre dimensioni spazio-tempo. Il paesaggio copiato dal vero e riflesso, quasi a specchio sul cofano aperto dell'auto, introducono il tema delle realtà virtuali, realtà legate strettamente al progresso tecnologico e alle alte velocità.

A proposito del progresso tecnologico, degno di nota sono le parole del filosofo Emanuele Severino, nella sua opera "Filosofia, storia del pensiero occidentale", della Armando Curcio editore, nella quale spiega a pagina n° 5 che in origine, non esisteva alcuna differenza di significato tra i due termini, "arte e tecnologia", oggi ritenuti completamente differenti.

Egli osserva:

"L'ungo la storia gli uomini hanno sempre più trasformato il mondo, e quello in cui oggi viviamo non solo è il più trasformato, ma si presenta anche come il più trasformabile. Viviamo ormai in un mondo artificiale, prodotto cioè in ogni suo aspetto dalle arti dell'uomo. La parola latina "ars" (arte) corrisponde alla parola greca "techne" (tecnica). La tecnica sta agli inizi della nostra civiltà, ma il suo dominio è andato sempre più crescendo, ed oggi noi viviamo nel mondo della tecnica. Ogni aspetto della nostra vita dipende ormai dal modo in cui la tecnica ha organizzato l'esistenza dell'uomo sulla terra. Da tale organizzazione dipende non solo il soddisfacimento dei nostri bisogni più complessi e superflui, ma anche di quelli più elementari e insopprimibili; non solo la ricchezza dei Paesi ricchi, ma anche la povertà di quelli poveri; non solo il mondo dei manufatti, ma anche quello della natura. ... Ormai l'intera natura - i mari, i cieli, il sottosuolo - è considerata dalla tecnica come il campo del proprio dominio. Il progetto di estendere a tutte le cose il tipo di controllo che sinora la tecnica esercita solo su una parte di esse, esclude in linea di principio che la tecnica possa trovare ostacoli nella realtà. Non è dunque possibile sfuggire al problema della tecnica. ... Ognuno di questi problemi è infatti più o meno direttamente connesso all'organizzazione tecnologica dell'esistenza, anche i problemi che sembrano più lontani, come ad esempio quello religioso. La carità cristiana richiede che i poveri vengano aiutati; ma l'aiuto ai Paesi poveri del Terzo Mondo non è più pensabile come un semplice esercizio della virtù individuale o privata della carità. Oggi non solo la mano sinistra deve sapere che cosa fa la destra - per essere efficace, l'aiuto deve cioè essere pubblico - , ma è necessario che le mani manovrino gli strumenti della tecnica. Senza la tecnica la carità finisce coll'essere un fantasma. ...e il progetto di dominio tecnologico sulla realtà si sostituisce, più o meno esplicitamente, al Dio signore del mondo della religione cristiana. ...da qualche secolo la tecnica è l'applicazione sempre più estesa e coerente della scienza moderna all'industria. ... All'inizio della storia dell'occidente la forma più alta di questa capacità estrema di produzione e distruzione è assegnata a <<Dio>>; al culmine della nostra storia questa capacità estrema si esprime nella tecnica ..."

Da quanto considerato, l'ingegno umano raggiunge il più alto splendore proprio quando è capace di organizzare tecnicamente le cose, o meglio, quando usa la tecnica, l'Arte per esternare la propria creatività. Allora, come mai oggi, gli artisti delle nuove generazioni chiamano Arte con la "A" maiuscola forme espressive che rievocano nella mente dell'osservatore l'arte rupestre (definita anche civiltà camuna) del paleolitico? Quale significato bisogna dare a quest'arte che apparentemente sembra con il suo stile semplice e scarno, voglia retrocedere alle origini?

La primissima forma grafica, d'espressione umana è stata, senz'altro, informale; che ciò sia esatto è dimostrato dal comportamento dei bambini nei loro primi anni di vita: se date ad un fanciullo, (al quale, non è stato ancora insegnata, nessuna tecnica di disegno) dei pennarelli e un foglio di carta e gli dite di realizzarvi un paesaggio, questi, certamente non sarà in grado neppure lontanamente di imitare le forme delle cose, perché non assimila il valore, che noi adulti comunemente diamo a quest'azione. Quello che per il bambino è una casa, una montagna, un laghetto, un albero, per voi sono dei tracciati senza senso, figure a caso ghirigori; in effetti, all'inizio questa è la maniera più spontanea mediante la quale il bimbo esprime la propria creatività.

Crescendo, il bambino acuirà il senso dell'osservazione, imparerà presto a riconoscere negli oggetti, figure geometriche elementari e userà il triangolo, il quadrato e il cerchio per dare forma alle proprie creazioni. In principio traccerà tutto a mano libera; poi desideroso di maggiore perfezione e ordine nelle cose, comincerà ad usare riga, squadretta e compasso, quindi strumenti tecnici.

Questo significa che la mente umana tende spontaneamente a focalizzare e a rapportare ogni cosa alla natura, cercando un punto d'incontro, un significato coerente, a tutto ciò che colpisce la propria osservazione. Nell'hardware del nostro cervello è ben piantato un meccanismo di connessione e affinità nel riconoscimento delle forme, che a volte, inconsciamente ci pare di vedere una figura dalla sagoma ben nota anche dove non esiste niente.

L'intera vicenda umana è un passaggio perpetuo dall'informale alla forma, dall'imperfetto e confusionato, al perfetto e ordinato e questo si ripete ciclicamente.
Le risposte adeguate alle domande pocanzi citate sono da ricercarsi nei misteri celati nelle forme. A tal proposito per un efficace ed esauriente risposta ci viene incontro la natura con le sue strutture regolari e armoniose, eternamente ripetitive, ma che obbediscono a precise leggi naturali. Le forme sono il primo aspetto della realtà che il nostro occhio percepisce. Dal microcosmo al macrocosmo, dalle galassie all'uomo, il mondo delle forme si ripete all'infinito. Per fare un esempio, le impronte digitali, le galassie, il Dna, i cicloni, diversi fossili, conchiglie, molluschi, persino il campo magnetico del sole hanno in comune la struttura a spirale o ad elica. Al contrario, su alghe, protozoi, virus, batteri e pianeti del sistema solare, la sfera è la forma più diffusa. Le scienze esatte, come la matematica, la fisica, la biologia, la geologia, l'astronomia, hanno iniziato proprio studiando queste tematiche, per arrivare a capire, per ora almeno in parte, lo scopo, l'utilità e il significato d'alcune forme.

Su corpi microscopici per esempio, in cui la forza di gravità è quasi inesistente le forze che operano all'interno di questi organismi, tendono a disporsi in equilibrio, senza alcuna preferenza ne verso l'alto, ne verso il basso, ne a destra o a sinistra, di conseguenza la loro forma è perfettamente sferica. Gli studiosi hanno scoperto inoltre, che perfino l'orientamento a destra o a sinistra delle eliche o spirali d'alcuni amminoacidi è utile alla vita e questo non costituisce una semplice curiosità, perché le molecole orientate nel modo sbagliato, non sono assimilate dall'organismo o peggio ancora, possono causare seri danni.

Il tratto che rende armoniose e gradevoli a guardare le forme, è la simmetria, in tutte le sue versioni. Le simmetrie sono prodotte da forze fisiche che operano universalmente, dalla più piccola particella al più grande oggetto esistente nel cosmo e sono regolate da leggi matematiche rigorose e inequivocabili.
Queste regolarità e simmetrie, in passato ha indotto alcuni scienziati e molti religionisti a conclusioni errate ritenendo l'universo perfetto su ogni punto di vista. Nonostante noi esseri umani, affascinati da ciò che riteniamo bello, armonioso, tendiamo a trovare in tutte le cose, perfino nell'informale e nella disposizione a caso delle entità un segno di simmetria e regolarità, l'universo reale è lontano dalla perfezione matematica, e spesso le forme sono accennate solo approssimativamente; ne è un esempio la terra che non è più ritenuta perfettamente sferica, le orbite dei pianeti intorno al sole si credeva che fossero delle perfette ellissi, oggi sappiamo che le perturbazioni reciproche di stelle e pianeti rendono anche l'ellisse una semplice approssimazione del reale moto planetario.

Anche nel regno animale, nonostante gli esseri viventi tendono ad avere un aspetto simmetrico, esistono qua e la delle eccezioni innate in alcune specie - e questo non è da attribuire né all'inquinamento ambientale, né ad alcun che - di granchi, uccelli, pesci, grilli, cavallette e scarafaggi.

Nasce spontanea una domanda: ma, la natura, le forme, la vita, la storia umana, lo spazio, il tempo, l'universo stesso, insomma ogni cosa è destinata a ripetersi ciclicamente in eterno?

Molti pensatori da Pitagora a Marx hanno risposto affermativamente; perfino il biblico Salomone riconosceva nella storia l'esistenza di un'infinita ripetizione, un eterno ritorno al punto di partenza. A Lui sono state attribuite queste parole:
"Ciò che è stato, questo è ciò che avverrà e ciò che è stato fatto si rifarà, poiché non c'è nulla di nuovo sotto il sole. C'è forse qualcosa di cui si può dire: guarda questa è una novità? Proprio questa ha già avuto esistenza nei secoli che ci hanno preceduto."

E ancora,

" ...egli ha messo la nozione dell'eternità (o durata) nel loro cuore, affinché gli uomini non possano mai capire (o rievocare) che tutto ciò che Dio ha fatto ha un principio e una fine." - Qoélet 1,9-10; 3,11.

Considerare gli eventi umani e cosmici un circolo chiuso, in ogni modo, è un'altra trappola dalla quale bisogna ben guardarsi. Ancora una volta riecheggiano con un nuovo significato le famose parole di Albert Einstein: "Dio non gioca a dadi con l'universo"!

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