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Parole & pensieri dell'Autore

L'ICONA
L'Invisibile diventa Visibile

(testo tratto dal Bollettino Vista Acuta Pubblicato dal maestro)

Vergine della tenerezza di Korsun

I Padri della Chiesa hanno dichiarato che l'Icona è l'Immagine e persino Presenza dell'Invisibile.

Questa affermazione può sorprendere, infatti, la prima epistola di Giovanni 4,12 afferma: Nessun uomo ha mai visto Dio, inoltre, l'Antico Testamento proibiva di foggiare immagini per il culto, perché tali figure erano considerate Idoli.

Il Decalogo Mosaico sentenziava:... non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché Io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio Geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano... . Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o femmina, la figura di qualunque animale, ...perché Tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle.  (Esodo 20,3-5; Deuteronomio 4,15-19).Tuttavia, la difesa delle Immagini prende le mosse proprio da questo argomento: San Germano, Patriarca di Costantinopoli, e San Giovanni Damasceno, mostrano che, con l'Incarnazione questa proibizione è stata abolita e che le relazioni tra il Creatore e le creature sono cambiate radicalmente; San Paolo nella Epistola ai Romani (8,1-4.14-16) dichiara: ...Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la Legge dello Spirito che da Vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla Legge del Peccato e della Morte. Infatti ciò che era impossibile alla Legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, Egli ha condannato il peccato nella carne, perché la Giustizia della Legge si adempisse in Noi ... Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono Figli di Dio. E Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno Spirito da Figli Adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre! . Lo Spirito stesso attesta al nostro Spirito che siamo Figli di Dio.

Da ciò si deduce che la condanna a morte derivata dalla non osservanza del codice della Legge di Mosè, con l'incarnazione del Cristo è privata d'ogni peso giuridico. Questo vale anche per il divieto sull'uso delle immagini nel culto, perché la Legge dello Spirito che da Vita in Cristo Gesù ha liberato il Cristiano dal vincolo che il codice della Legge di Mosè imponeva come Peccato, con la pena della morte per la conseguente violazione.

Giovanni Damasceno in Adversus eos qui Sacras Imagines abiciunt  (PG. 94, 1239) dice: Poiché l'Invisibile, incarnandosi, si è mostrato visibile, è ovvio che puoi dipingere l'immagine di Colui che è stato visto.  Cosi, fin dalla loro origine, le Icone, rappresentarono qualcosa di più di un'espressione artistica destinata al Culto: erano un vero mezzo per l'ascesi, un tramite tra il mondo terreno e quello soprannaturale.

Le Icone, avevano il ruolo di protettrici di case e città, erano il dono più gradito e prezioso per ospiti, personaggi regali, nascite e nozze. In ogni casa queste Immagini erano situate in ogni angolo bello, sempre con il lumino votivo acceso davanti, infatti, il Culto delle Icone si confonde sempre con quello dei Miracoli.

Al pari di una Corona di Rosario, durante la preghiera, l'Icona era maneggiata, carezzata, baciata ripetutamente dai devoti; talvolta veniva imposta su zone malate a scopo terapeutico.

Per far fronte ad una richiesta così massiccia, schiere di monaci lavoravano nel ritiro di isolati conventi, nel più assoluto anonimato, paghi di trasfondere la loro fede ai volti delle Sacre Figure. Di qui il valore simbolico di ogni elemento; le Figure, necessariamente stilizzate, i colori stesi a strati che vanno dal più scuro al più chiaro hanno nell'insieme un preciso significato: il blu, per esempio, rappresentava la trascendenza, il giallo e l'oro la luce divina, il bianco la santità. Prima di usare il bianco, ovvero, prima di porre mano alla realizzazione dei sacri volti, l'Asceta-artefice, doveva trascorrere lunghe ore in digiuno e in preghiera. La tradizione vuole che la prima Icona venerata al mondo sia stata un ritratto della Vergine eseguita dal vero da San Luca Evangelista, a cui fece seguito il Mandilion, vale a dire, il volto di Cristo stesso, impresso sul lino di un mantello, inviato al Re Cristiano di Edessa, Abgar, perché fosse guarito dalla lebbra.
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Piccolo Glossario

Epistola: Lettere scritte dagli apostoli durante la loro attività apostolica in un periodo compreso fra il 50 e il 95 d.C. Queste Lettere fanno parte del Nuovo Testamento e comprendono 14 Lettere di San Paolo Apostolo indirizzate a una Ecclesia , (vale a dire, a un gruppo di destinatari ben determinati e trattano, in genere, problemi occasionali, sorti nella comunità di destinazione della lettera) e le cosiddette lettere Universali o Cattoliche, (così chiamate, perché indirizzate a tutte le Ecclesie della primitiva Comunità Cristiana) di queste, fanno parte la prima Epistola di San Giovanni il redattore del Vangelo omonimo.

Icona: Vocabolo con il quale vengono designate, in modo generico, quelle Immagini Sacre di piccole dimensioni, dipinte di norma su tavola, con doratura in fogli d'Oro 24 K. e adorne, in alcuni casi, di smalti e pietre preziose, che mostrano caratteri stilistici orientali e bizantini. La produzione delle Icone risale al IV sec. d. C. e si diffuse in area orientale, specialmente nei Paesi balcanici, a Creta e in Russia dove raggiunse la massima fioritura, fino al secolo XVIII. A motivo della loro sublime dimensione spirituale, le Icone venivano attribuite a San Luca, o dette acheropite , cioè non fatte da mano umana, infatti, sia in greco come in russo, gli artefici delle icone, non vengono chiamati pittori, ma "Iconografi", (dal gr. Eikon: immagine e Graphein scrittura) né si parla del loro lavoro come del <<dipingere >> un'Icona, ma si dice "scrivere" un'Icona. Questo termine chiarisce bene, che questo genere di pittura, è comparato alla scrittura. L'icona è considerata, un libro aperto, che spiega e insegna la dottrina Cristiana, o racconta la vita di un Santo, infatti, diverse icone sono costellate da iscrizioni o da scene della vita del santo rappresentato al centro: in altre parole, è una teologia in immagini.
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Germano di Costantinopoli: [634-733]. Vescovo di Cizio, figlio del patrizio Giustiniano. Nel 715 divenne Patriarca di Costantinopoli.
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Giovanni Damasceno: Esegeta, oratore, filosofo, poeta, dottore della Chiesa (fine del VII sec.-749 circa). All'età di 30 anni si fece monaco nella laura di San Saba, ricevendo l'ordinazione sacerdotale dal Patriarca di Gerusalemme Giovanni IV. Ardente avversario degli iconoclasti (distruttori d'immagini).
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Bibliografia: Enciclopedia Multimediale Rizzoli, 1999. Argan, Storia dell'ARTE Italiana, Rizzoli New Media. Restauro e Antiquariato, DeAgostini. Ego Sendler, L'ICONA, ed. Paoline 1992.

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