A quasi 150 anni dall'avvenuta unità d'Italia, quella aspirazione all'unificazione di territori e popoli divisi da montagne e percorsi diversi, ci appare, seppur non ancora compiutamente realizzata, una storia lontana.
In un vivere globalizzato, dove il pensiero attraversa quotidianamente gli oceani e tutto interagisce con una istantaneità che ignora le distanze fisiche e mentali, ogni piccola aggregazione prelude a nuove, sempre più grandi confluenze di popoli e culture accomunate dal bisogno imprescindibile di comunicare alla ricerca di condivisioni che garantiscano la continuità della specie e la qualità della vita.
Concetti che, per quanto diversamente intesi, sempre più abbisognano per la loro affermazione di flussi continui di comunicazione in ambiti istituzionali che mirino al progressivo superamento di ogni antica frontiera.
Quando però la continuità della specie e la qualità della vita si collocano lontano dalla naturalità delle cose e si confondono con l'affermazione e la massima diffusione di meccanismi che sottostanno a logiche astrattamente economiche, allora l'umanità resta imbrigliata in un divenire che, in nome di una errata concezione della società, rischia di appiattire le differenze e segnare la morte dell'individualità.
Con la coscienza profonda di quanto l'unità sia fondamentale ma con altrettanta coscienza dei pericoli che essa comporta, l'arte rende omaggio, nel duecentennale della nascita, ad un uomo che per l'unità si è strenuamente battuto.
Uno evento straordinario, quello di oggi, attraverso il quale
mille artisti, di per sé portatori e sbandieratori di specificità individuali,
insieme confermano, e a gran voce, il valore dell'unità quale momento essenziale
per la difesa ed il pieno sostegno della diversità.
Giuseppe Salerno